Il falso mito della mancanza di empatia degli autistici e come imparare tutti a comportarsi in maniera più empatica

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Si pensa generalmente all’empatia come a una capacità innata, che o ce l’hai o non ce l’hai.

Cosa è l’empatia

In realtà l’empatia è un comportamento appreso, come la gentilezza. Cosa pensereste di una persona che ha pensieri gentili, ma non si comporta in maniera gentile? E di una persona che dice di riuscire a mettersi nei vostri panni, ma vi giudica e vi critica?

Quello che ci definisce sono i comportamenti, non le buone intenzioni. Una persona è gentile se si comporta gentilmente. Una persona è empatica se si comporta empaticamente.

Nella mia esperienza personale e professionale ho incontrato diversi autistici molto empatici e mi sono chiesta: ” E se alcuni autistici non fossero molto empatici per effetto di quella che in psicologia viene definita la profezia che si autodetermina?”

Se precocemente viene detto ai genitori che il loro figlio autistico sarà poco empatico, è molto probabile che molti di quei genitori saranno indotti a non cercare di insegnargli l’empatia e a trattarlo come un bambino naturalmente poco empatico, leggendo i suo comportamenti poco empatici, molto frequenti nei bambini che nei primi anni di vita tendono a comportarsi come fossero il centro del mondo, come un segnale della sua naturale mancanza di empatia, rafforzando in lui la convinzione di non essere empatico e inibendo involontariamente ogni suo comportamento empatico.

La profezia che il bambino autistico sarà poco empatico così si autoavvererà, rafforzando la convinzione che gli autistici siano poco empatici.Ho conosciuto adulti autistici molto empatici che soffrivano di questa etichetta di scarsa empatia, soprattutto soffrivano per l’incongruenza tra come il mondo li definiva e quello che sentivano dentro di sé. E finivano, a volte, col dubitare della loro stessa percezione di sé.

Cosa viene insegnato ai bambini autistici

Certo, la maggior parte dei genitori non insegna intenzionalmente ai figli a comportarsi in maniera empatica. Non dice: “oggi ti insegnerò a comportarsi empaticamente”. Lo fa con l’esempio. Se ha un comportamento empatico il figlio o la figlia tenderà ad apprendere per imitazione quel comportamento.

Spesso le persone pensano di essere empatiche perché si emozionano nel sentire i racconti di esperienze dolorose e si prodigano nell’elargire consigli e raffronti con le proprie esperienze. Ma questa non è empatia.

Puoi anche non sentire dentro di te del tutto la risonanza emotiva di quello che l’altro sta provando e comportarti comunque in maniera molto empatica. Con le parole. Riconoscendoli non solo la validità delle sue emozioni e dei suoi sentimenti, ma anche delle sua capacità di scegliere come reagire, secondo i suoi valori e non i nostri, in maniera adeguata al suo contesto e non al nostro.

Non sono cose che si provano. Sono cose che si fanno.

Comportamenti appresi che tutti possono apprendere.

Quindi imparare a comportarsi in maniera più empatica si può. E possono farlo tutti, autistici, facendo crollare il falso mito della scarsa empatia autistica e neurotipici, che spesso nella realtà sono meno empatici degli autistici.

Da dove cominciare con i bambini autistici per creare empatia

Per imparare bisogna cominciare:

  • ad ascoltare con attenzione, eliminando eventuali fonti di distrazione,
  • a lanciare segnali che mostrano che si sta comprendendo quello che l’altro sta comunicando,
  • a riconoscere che quello che l’altro sta comunicando è valido e ha senso.

Soprattutto, la prima cosa che si deve fare è smettere di dare consigli.

Perché qual è la prima parola che pronunciamo quando diamo un consiglio?

Quella parola è: “io”. Io farei, io direi, io penso che.

E l’altro sente che avete smesso di dedicarvi a lui e state parlando di voi.

L’empatia non è una capacità magica che ci permette di leggere nella mente dell’altro, ma è una comportamento di ascolto e validaizone.

Avere accanto qualcuno in grado di empatizzare è importante per una persona che sta soffrendo, le fa sentire che la sua sofferenza viene compresa e riconosciuta valida e adeguata all’esperienza.

Non esagerare con l’empatia

Bisogna stare attenti, però, perchè se si esagera con l’empatia si corre il rischio di non riuscire più ad agire comportamenti che, anche se hanno lo scopo di aiutare, possono essere dolorosi, come ad esempio una cura medica, ma anche un trattamento psicologico.

Si rischia, inoltre, di perdere di lucidità e di lasciarsi manipolare, ad esempio da un’informazione ingannevole, costruita ad hoc per fare leva sull’empatia.

Empatia, né poca né troppa. Quanto basta. Si può imparare. Tutti possono impararla. Non solo gli autistici.

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