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Hikikomori: uso errato del web, comportamenti e bande giovanili

occhio; digitale; disegno;
High-tech, computer tecnologia digitale, sorveglianza globale
Tempo stimato di lettura: 3 minuti

Abstract

L’articolo conclusivo, racconta come atti di bullismo e cyberbullismo, vengono messi in atto, quali modi d’interazione ci sono fra un gruppo e il singolo individuo. Un breve accenno alle bande giovanili di Richard Cloward e Lloyd Ohlin, quali sono i giovani più inclini a commetere simili atti,il ritorno alla teoria dell’apprendimento di Bandura,come si potrebbe ipoteticamente fermare tutto ciò.

Titolo

A corroborare il precedente articolo aggiungo il seguente, che ci porta ad una maggiore conoscenza pratica, del fenomeno affrontato.

Devianza Giovanile e Prevenzione

Basti pensare non solo all’auto-etichettamento, nato dall’era digitale, ma anche alle forme di ribellione,che la teoria delle bande giovanili di Richard Cloward
e Lloyd Ohlin ha identificato e qualificato in tre tipologie di bande, ossia:

  • 1. le bande criminali,che tendono ad appropriarsi degli status-symbol proposti dalla cultura della classe media,compiendo atti antigiuridici;
  • 2. le bande conflittuali, che tendono a distruggere i simboli considerati irraggiungibili, esprimendo un alto potenziale di violenza;
  • 3. le bande astensioniste,che tendono a rifiutare globalmente la cultura stessa, assumendo atteggiamenti di negazione e fuga a volte autolesivi.

Oggi a quelle appena citate, si aggiungono le bande virtuali, che si contendono il riconoscimento di azioni criminali ed atti vandalici, registrando e pubblicando video dove la banda commette un reato o un atto di bullismo, per poi sfidare la banda rivale a fare di meglio(o per meglio dire,di peggio).

A tal proposito,proprio in questi giorni sul web è girato il video di un ragazzo disabile,usato come “ponte umano” e fatto immergere in una pozzanghera,
mentre i membri della banda ci passavano sopra.

La banda avversaria ha invece postato,in risposta,un video in cui una ragazza veniva fatta picchiare da più ragazze appartenenti al gruppo,per motivi futili,
poiché una di queste ragazze accusava la vittima di “aver guardato il fidanzato”.

Per quanto ci si trovi ancora dinanzi alla possibilità di comparare tra loro le diverse bande proposte da Cloward e Ohlin, così come utili risultano ancora le loro definizioni, va tuttavia riconosciuto che, come uno Smartphone ha bisogno di aggiornamenti per essere di ultima generazione,così la sociologia e la psicologia non possono permettersi di restare indietro con i tempi, ma devono fronteggiare le continue evoluzioni, non solo del singolo individuo, ma di interi gruppi e popolazioni, analizzando nel profondo l’epocale cambiamento avvenuto, negli ultimi anni, in termini di digitalizzazione: si pensi alle nuove patologie ad essa legate, come ad esempio il fenomeno giapponese degli Hikikomori, che in seguito ad atti di bullismo,violenze o altre forme di traumi subiti all’esterno dell’ambito famigliare, si rinchiudono nelle loro stanze per lunghi periodi, arrivando a parlare di anni di isolamento dalla realtà vissuta e restando collegati solo ad una realtà virtuale.

Tra le varie teorie che saranno trattate nell’articolo, a mio avviso una delle più importanti,ai fini di sviluppare una comprensione del fenomeno della devianza giovanile di gruppo, è la teoria dell’apprendimento sociale di Albert Bandura, attualissima, e che regge ad ogni confronto, sia nella realtà quotidiana che in quella virtuale, con però un risvolto nuovo che è, come per l’auto-etichettamento, la messa in atto di atti criminali nella vita reale.

È infatti provato che i giovani apprendano non solo dai mas media, a anche dal web, e qui non parliamo di sottocultura o di ceti medio bassi, né di giovani appartenenti a famiglie disagiate, ma ci riferiamo a tutti i giovani, anzi sembra che in rete siano proprio i giovani appartenenti a “famiglie normali” o benestanti a dare per primi il cattivo esempio, singolarmente presi e diversamente dalle bande giovanili, dove è sempre presente un rito d’iniziazione, come il train surfing, cioè attaccarsi al treno in corsa, esponendosi ai lati e mettendo a rischio la propria vita o ancora il linciaggio da parte degli altri componenti, per testare la resistenza dell’iniziato. In tutti questi casi,i singoli mostrano cosa loro, da soli, sono stati in grado di fare, atti non solo criminali, ma anche malvagi, nei confronti di animali indifesi, di clochard, di donne o di ragazzi “diversi”.

I video girati viaggiano nel web rapidamente, vengono in poche ore visualizzati da migliaia di adolescenti, ed è qui che entra in scena la teoria di Bandura: individui che non hanno mai commesso atti del genere iniziano a farlo,perché,come spiegato da suddetta teoria,lo hanno visto fare ad altri e quindi possono farlo anche loro,forse anche in modo più singolare, dando un “tocco personale”, cercando non solo l’imitazione del gesto criminale visto, ma aggiungendo varianti ancor più gravi.

Parlando poi della teoria dell’agire morale e del costrutto dell’autoefficacia, è fondamentale testarne il potenziale di applicabilità e funzionalità, se i principi di cui si fanno portatori vengono applicati e messi in atto con l’individuo giusto, al momento giusto. Il capitolo si conclude, parlando di quella che spero possa essere una soluzione, seppur marginale, per arginare simili eventi, partendo dalla teoria del Dr. Slutkin, ma offrendone una mia interpretazione, nella prospettiva di una sua applicabilità al nostro Paese e alla nostra cultura.

La tesi da me sostenuta è, infatti, che si possa non solo intervenire alla prevenzione di atti di bullismo e cyberbullismo, ma anche evitare di “contagiare” un ragazzo nella devianza,impedendogli di divenire un futuro criminale. Per dare una descrizione facilmente comprensibile di quanto da me auspicato, proviamo ad immaginare la catena alimentare, però con la variante della criminalità interrotta, quindi come un cerchio che pur iniziando con un atto criminoso, non finisca con lo stesso, ma con un cambiamento, e così via, passando da individuo a individuo…

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