IL BAMBINO VITTIMA DI VIOLENZA ASSISTITA
Va precisato che ci sono due tipi di violenza assistita, quella diretta dove i bambini sono spettatori di scene di violenza tra la mamma e il papà, o la forma indiretta ossia quando il minore viene a conoscenza attraverso terzi, volontariamente o inconsciamente, di episodi di violenza; o possono percepirne gli effetti quando avvertono tristezza, terrore, angoscia e un continuo stato d’allerta della vittima; o quando vedono i segni della violenza attraverso lividi, ferite, vestiti strappati, lacrime, ect
I minori vivono, proprio in queste ore, la drammatica esperienza dell’isolamento che accresce il loro senso di paura, di abbandono e di impotenza: sono le vittime della violenza domestica per le quali la casa non è, come dovrebbe, il luogo sicuro in cui rifugiarsi.
Bambini e bambine, quindi, saranno più frequentemente testimoni diretti della violenza sulla propria madre, del rumore delle percosse e degli oggetti rotti, delle grida, delle minacce e degli insulti.
Saranno ancora più esposti a tristezza, angoscia, paura, disperazione (proprie e della loro mamma), potranno provare senso d’impotenza per l’incapacità nel fermare la violenza e senso di colpa per non essere stati in grado di contrastarla, con conseguenti danni sul piano emotivo, cognitivo, comportamentale.
GLI INTERVENTI GIUDIZIARI PER IL MINORE MALTRATTATO
Pensando, in particolare, alle situazioni di urgenza e di grave pregiudizio dove si verificano condizioni di rischio conclamato e, nei casi più gravi, in presenza di circostanze che prefigurano ipotesi di reato quali maltrattamenti familiari, abusi, violenza assistita o gravi trascuratezze che possono comportare la necessità di un allontanamento temporaneo dalla famiglia di origine, vi è un serio allarme, perché anche nel nostro territorio molte comunità educative e terapeutiche hanno difficoltà ad accogliere nuovi ospiti per il rischio di contagio o, in alcuni casi, per problemi sanitari e di sovraccarico lavorativo degli operatori presenti.
Nell’ambito dell’applicazione delle indicazioni volte a limitare spostamenti e contatti fra le persone, va aggiunto che si registrano difficoltà nel caso degli “incontri protetti” o più in generale dei possibili contatti tra i minori già accolti in affidamento familiare o in strutture residenziali e le loro famiglie di origine.
In ogni caso, soprattutto per quanto riguarda gli incontri assistiti e/o protetti, essendo limitati quelli fisici, andrebbero agevolati gli incontri virtuali in tutte le modalità possibili in modo da garantire uno spazio neutro, che ne consenta il diritto di visita e di relazione che s’ispira ai principi enunciati dall’art. 9 della Convenzione ONU dei diritti dell’infanzia: “mantenere relazioni personali e contatti diretti in modo regolare con entrambi i genitori, salvo quando ciò è contrario al maggior interesse del bambino” (New York, 1989).
Infatti, lo spazio neutro è un servizio che si attiva a seguito di provvedimento dell’Autorità Giudiziaria: è un intervento coatto che avviene tra figli minori e genitori non conviventi ed è attivato nel caso di: separazione conflittuale e rifiuto dei figli a incontrare uno dei due genitori, ordini restrittivi verso ex partner, precoce frattura di rapporto o riconoscimento tardivo, limitazione temporanea delle responsabilità genitoriali, procedimenti penali in corso, condanne per maltrattamenti abusi e violenze, adozione (in casi particolari).
GLI OCCHI DELLA COLLETTIVITA’
In merito a quanto finora descritto, in questi giorni, forse più che mai, è emersa l’evidenza che il bambino non è al centro del mondo dell’adulto.
La nostra identità di popolo non presta attenzione al bambino.
Vuol dire che il bambino in tutte le sue sfaccettature non viene considerato: il bambino reale viene dimenticato, il bambino interiore allontanato, il bambino che vive nella creatività, nella fantasia, nell’immaginazione e nell’intuito è rifiutato, il bambino che rinasce nell’anziano è considerato un peso, il bambino che dà vita ai sogni, che vive nel presente, che esercita la meditazione, che sa ascoltare le proprie emozioni, che è capace di essere stesso è considerato un folle.
Non dobbiamo stupirci se in questi giorni il bambino è divenuto invisibile, ancor più di prima.
In realtà non siamo mai riusciti a dargli davvero il posto che gli spetta.